Il Museo Etnografico Siciliano “Giuseppe Pitrè”

A Palermo esiste un luogo che più di ogni altro racconta la storia e le tradizioni del popolo siciliano. Si tratta del Museo Etnografico Siciliano “Giuseppe Pitrè”, uno dei più importanti musei di etnografia del paese. Si trova nei pressi della celebra palazzina Cinese, nel parco della Favorita, in viale Duca degli Abruzzi, con una sede distaccata a palazzo Tarallo, in via delle Pergole, nel quartiere dell’Albergheria.

Il Museo Etnografico Siciliano “Giuseppe Pitrè”:

 

La figura poliedrica di Giuseppe Pitrè

Il museo è stato fondato nel 1909 da Giuseppe Pitrè, uno dei più importanti studiosi dei costumi e delle tradizioni popolari della Sicilia. Nato a Palermo nel 1841, è una delle figure più originale del panorama siciliano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nasce in una famiglia povera e riesce a diplomarsi al liceo classico dai gesuiti grazie all’intercezione di un sacerdote amico di famiglia, che aveva compreso il grande potenziale intellettuale del ragazzo. Nel 1860 si arruola nella Marina garibaldina e partecipa all‘impresa dei Mille. Nel 1865 si laurea in medicina e chirurgia all’Università di Palermo. Esercita la professione di medico per buona parte della vita. Scoppia un’epidemia di colera a Palermo e inizia a curare i più bisognosi: marinai, contadini e mendicanti. Curare queste persone gli permette di osservare da vicino usanze popolari diffuse in tutta la Sicilia. Appassionato di storia e di filologia, inizia a raccogliere i testi dei canti popolari siciliani. Questo lavoro sarà parte dell’opera “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane” pubblicata in venticinque volumi tra il 1871 e il 1913. Inizierà a catalogare anche tantissimi oggetti, che costituiranno la base del futuro museo etnografico siciliano.

 

Il Museo Etnografico Siciliano “Giuseppe Pitrè”

Inizialmente il Museo era stato allestito in un ex convento del centro storico di Palermo, ovvero nel collegio dell’Assunta, in via Maqueda. Dopo la morte di Giuseppe Pitrè, avvenuta nel 1916, le collezioni del museo erano rimaste inaccessibili al pubblico per anni. Solo nel 1935, Giuseppe Cocchiara si attiva per riorganizzare il museo, trasferendolo nel parco della Favorita, in una delle dipendenze della Casina Cinese.
Qui oggi si trovano circa 4.000 oggetti della tradizione siciliana: costumi caratteristici, ceramiche, carretti, presepi, pupi, ex voto, pitture su vetro e stampe popolari religiose. Tutti questi elementi della vita quotidiana dei siciliani raccontano la storia e l’identità dell’Isola.
Le sale del Museo sono divise in 20 differenti sezioni dedicate agli usi e ai costumi del popolo siciliano, compresa la minoranza etnolinguistica albanese. Si raccontano i miti, le consuetudini e le credenze dei siciliani. Si mostra come un tempo si svolgeva abitualmente la vita quotidiana sull’Isola. Le donne erano intente nella cura della casa, nella filatura e nella tessitura. Gli uomini si occupavano di caccia e pesca, di pastorizia e di agricoltura. Troviamo anche i giocattoli che ci rivelano particolari interessanti sulla vita dei bambini siculi di un tempo. La grande cucina che si vede all’interno del museo testimonia la bellezza e la grandezza della cucina siciliana di un palazzo nobiliare.
Dal 2007 è stata inaugurata una nuova sede del Museo Pitrè all’interno del palazzo storico Tarallo di Ferla – Cottone d’Altamira, nel quartiere dell’Albergheria. In questa sede è stata allestita un’esposizione permanente dedicata al teatrino dell’Opera dei Pupi, con una stanza dedicata alla memoria di Giuseppe Pietrè e con una raccolta di importanti volumi sulla storia e sulle tradizioni dell’Isola.

Visitare il Museo Etnografico Siciliano

Oggi il Museo Etnografico Siciliano “Giuseppe Pietrè” è aperto da martedì a domenica, dalle ore 9 fino alle ore 17.30. Il biglietto di ingresso intero ha un prezzo di 8€. Per le scolaresche, per gli over 65 e per altre particolari categorie sono previsti delle riduzioni. La visita è guidata. Per saperne di più: Museo Etnografico “G.Pitrè” 

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Photo Credits:
Foto di Robitabu per Wikimedia

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