Gustare l’autentica cuddrireddra di Delia

Aggiornato il 17/10/2024 da Redazione

La gastronomia siciliana è ricca di piccoli tesori da scoprire. Ogni località ha la sua tradizione culinaria, la sua variante di piatti tipici più o meno conosciuti, preparati durante i giorni di festa o tutto l’anno. In questo articolo andiamo alla scoperta della cuddrireddra, la coroncina di Delia: dolce, fragrante, gustosa e particolare sia nel gusto che nella forma. Pochi ingredienti e tanta manualità, per una coccola avvolgente al palato.

 

Gustare l’autentica cuddrireddra di Delia:

 

Gustare l’autentica cuddrireddra di Delia

 

 

Cuddrireddra: la coroncina dolce di Delia

Dolce classico del Carnevale, la cuddrireddra è una tipicità siciliana che si può trovare ormai tutto l’anno. È un dolce tipico di Delia, un piccolo comune in provincia di Caltanissetta, raggiungibile in autostrada da Palermo, Catania o Messina. Qui ha conquistato il titolo di presidio Slow Food della Sicilia e fa parte dell’elenco dei PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) stilato dal Ministero delle Politiche agricole e forestali.

Ma cos’è la cuddrireddra? Si tratta di piccole coroncine rustiche preparate con pochi, semplici ingredienti: farina di grano duro, uova, zucchero, un po’ di strutto, vino rosso, cannella e scorzette d’arancia. Il nome deriva dal greco kollura, una sorta di ciambella intrecciata dolce o salata, e in siciliano il suo nome è traducibile in “focacciuola”. Si dice chela cuddrireddra sia stata ideata per omaggiare le castellane che vivevano nella fortezza medievale di Delia durante i Vespri Siciliani (1282-1302).

 

Gustare l'autentica Cuddrireddra di Delia

 

Come fare una buona cuddrireddra

Per fare la cuddrireddra di Delia è necessario munirsi di tanta pazienza e avere un bel po’ di manualità. Bisogna incorporare tutti gli ingredienti in una sola volta e lavorare l’impasto su un asse di legno, detto scanaturi, fino a quando non diventa liscio e compatto. Poi si divide in piccoli rotolini lunghi almeno 80 cm e spessi 5 mm, che si avvolgono attorno ad un bastoncino che poi viene sfilato, fino a creare una sorta di spirale di impasto. La si appoggia su uno speciale utensile, il pettine la cui forma richiama proprio il suo nome: due asticelle di legno unite da una serie di altre piccole strisce di bambù, oggetti ormai diventati rarissimi. Con questo procedimento si ottiene la classica rigatura delle cuddrireddre, e si uniscono le due estremità per formare la coroncina. A questo punto si prepara la frittura: un tuffo in abbondante olio extravergine di oliva caldo e la cuddrireddra è pronta. Si può gustare da sola, accompagnata da un golosissimo zabaione, o immergendola in un vino dolce.

 

Photo Credits
Foto di fugzu da Flickr

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