Pistacchio di Bronte: 3 curiosità su questa prelibatezza siciliana

Aggiornato il 21/10/2024 da Redazione

Il pistacchio di Bronte è considerato l’oro verde di Sicilia. Un frutto antico e pregiato, impiegato nella tradizione gastronomica siciliana per creare prelibatezze conosciute in tutto il mondo. La sua coltivazione è lunga, richiede tanta manodopera e questo lo rende una vera e propria ricercatezza. In questo articolo vi parliamo di tre curiosità che forse non conoscete su questo fantastico frutto.

Pistacchio di Bronte, 3 curiosità su questa prelibatezza siciliana:

 

La coltivazione e la raccolta alle pendici dell’Etna

La particolarità del pistacchio di Bronte sta nell’essere innestato e coltivato nei terreni dell’Etna, sulle sue colate laviche, a differenza di quello che si può trovare ad esempio in Iran. Il clima caldo e secco, assieme un terreno ricco di minerali, ha permesso di ottenere un frutto dalle caratteristiche uniche. Il pistacchio di Bronte è infatti è una fonte di fosforo, magnesio e selenio, ed è una riserva di vitamine. Tutte queste proprietà organolettiche derivano proprio dal suo habitat e dalle sue modalità di raccolta, ossia ad anni alterni tra agosto e settembre. Durante l’anno di riposo l’albero ha il tempo di assorbire dal terreno tutte le sostanze necessarie per produrre frutti aromatici e dal sapore molto persistente. Da questo possiamo intuire perché il pistacchio sia considerato una specialità pregiata ricercata all’estero, nonostante la sua produzione limitata.

Pistacchio di Bronte: 3 curiosità su questa prelibatezza siciliana

 

Le origini del pistacchio di Bronte

Il pistacchio ha un’origine antichissima, risalente alle tradizioni turche e persiane, ma fu coltivato anche in Palestina dagli ebrei, divenendo parte integrante delle loro pratiche agricole. Si racconta che fosse conosciuto anche in Babilonia e che la regina di Saba disponesse di un intero pistacchieto dedicato esclusivamente alla famiglia reale e alla sua corte, simbolo di prestigio e benessere. In quel periodo, il pistacchio era apprezzato non solo per il suo gusto ricco e unico, ma anche per le sue proprietà medicinali: veniva infatti utilizzato come rimedio contro i morsi di animali velenosi e per altre malattie. Giunse ufficialmente in Sicilia intorno al X secolo d.C., quando gli arabi conquistarono l’isola, dopo aver sconfitto i bizantini. Gli arabi, noti per le loro avanzate tecniche agricole, iniziarono a sperimentare nuovi metodi di innesto e coltivazione alle fertili pendici dell’Etna, un ambiente ideale per la crescita del pistacchio, che trovò in Sicilia una nuova patria, prosperando fino a diventare un prodotto simbolo dell’isola.

Pistacchio di Bronte: 3 curiosità su questa prelibatezza siciliana

 

Come si riconosce il vero pistacchio di Bronte?

Se volete assaggiare Pistacchio di Bronte dovete tenere a mente alcune informazioni per riconoscerlo. Innanzitutto, l’aspetto: leggermente concavo e di un brillante verde smeraldo, dovuto alle alte concentrazioni di clorofilla. Il pistacchio di Bronte non vi sarà mai servito tostato o salato, perché è ideale mangiarlo al naturale. Se siete curiosi di provare il pistacchio di Bronte non vi resta che organizzare il vostro viaggio verso la Sicilia. La soluzione ideale è raggiungere i porti principali dell’isola in nave prenotando un biglietto attraverso il nostro comparatore online di traghetti. Da lì potrete organizzare un itinerario alla scoperta di Bronte e le sue delizie. Scoprite tutte le offerte disponibili.

Pistacchio di Bronte: 3 curiosità su questa prelibatezza siciliana

 

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Foto di reklam43 per Pixabay / akirEVarga per Pixabay / _quest per Pixabay

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